Secondo l’indagine ICityRate2016, Milano Bologna e Venezia si dividono il podio. Roma solo 21esima, Napoli sprofonda all’89esima posizione.
Milano, Bologna e Venezia, che scalza Firenze. Questo il podio delle cittàpiù smart d’Italia secondo ICityRate2016, l’indagine realizzata da Edizioni Fpa sulla base di 106 comuni capoluogo e 105 indicatori statistici, rimpolpati dagli 84 della scorsa edizione, raccolti in sette aree tematiche: economy, living, environment, people, mobility, governance e legality. L’indagine è coordinata da Gianni Dominici e curata da Valentina Piersanti e Massimo La Nave.
Il capoluogo lombardo (624 punti) è ormai la punta di diamante dello smart living italiano. L’ulteriore fuga in avanti arriva in particolare dalle ottime prestazioni registrate nelle dimensioni economy, people e appunto living. Per esempio, è la città col più alto valore aggiunto procapite, il maggior numero di brevetti, la principale sede di imprese di grandi dimensioni accompagnati da realtà innovative come Fablab e makerspace, quartieri generali dei nuovi artigiani digitali.
Bologna, distante 60 punti contro i 25 dello scorso anno (è a quota 565), eccelle invece nelle metodologie di governance (cioè tutti quei provvedimenti che parlano di partecipazione, open data, nuovi strumenti di programmazione, stabilità economica e capacità gestionale).
Bene anche la vita, nel capoluogo emiliano, dalla cura dell’infanzia all’alta attrattività urbana. A Bologna ci si resta ad abitare. Secondo il rapporto Smart City Index era invece al primo posto.
La terza piazza va quest’anno a Venezia (514 punti), in salita di due posizioni sull’anno scorso.
I fiori all’occhiello sono mobilità (secondo posto nella classifica di settore), capitale umano, governance e struttura economica, favorita dal rapporto con Mestre. Firenze è quarta ma a strettissima distanza dal capoluogo veneto (511 punti). E comunque porta a casa la vetta nella dimensione people, perdendo tuttavia terreno nell’ambiente e nella legalità.
Dopo le quattro città metropolitane arrivano nel top della classifica Padova e Torino, seguite dalle piccole capitali: Parma, Trento, Modena e Ravenna. Di Roma e Napoli non c’è traccia non solo nella top ten ma neanche nella top 20. La capitale arriva infatti solo alla 21esima piazza (considerando la situazione in cui versa da mesi neanche un risultato da disprezzare) mentre Napoli sprofonda all’89esima su 106.
“Quest’anno più che in passato ICityRate misura, unitamente alla qualità del vivere urbano, la capacità delle città di farsi piattaforma abilitante, di guardare a traguardi lunghi facendo scelte e investimenti che puntano sui nuovi driver di sviluppo – ha spiegato Dominici, direttore di Fpa e curatore della ricerca – il paradigma della smart city negli ultimi anni ha sempre di più spostato l’accento dall’innovazione tecnologica all’innovazione sociale, al co-design, alla gestione dei beni comuni. In questa direzione sono andate le strategie europee della nuova programmazione, e in questa direzione stanno andando le politiche locali”.
Lanciandosi oltre le prime 10 posizioni spuntano Bergamo, Brescia, Bolzano, Reggio Emilia, Pisa, Trieste, Ferrara, Verona, Udine, Pordenone e poi, appunto, Roma con 469 punti, 155 sotto Milano ma almeno stabile rispetto allo scorso anno.
Curiosa, infine, la notazione nei confronti delle 14 città metropolitane italiane, le nuove entità che hanno sostituito le vecchie province in ossequio alla legge Delrio e in corrispondenza dei centri più grandi. Da poco, in alcune di esse, si sono tenute le elezioni di secondo livello per la composizione dei consigli metropolitani. La classifica dell’ICityRate ne ridimensiona il ruolo e il significato abilitante: dovrebbero guidare i processi di sviluppo del Paese ponendosi all’avanguardia rispetto agli altri territori soprattutto negli aspetti legati all’innovazione e alla competitività. Ma così avviene solo in pochissimi casi: Milano, Bologna, Venezia, Firenze e Torino.